“Heidi, Heidi, le caprette ti fanno CIAO”… o almeno così si credeva, fino a non molto tempo fa: le montagne svizzere, teatro delle (dis)avventure che ruotavano intorno alla bambina dalle guance rosse in realtà nascondevano uno scenario perverso e scabroso. Heidi ormai si avvicina alla soglia delle 35 candeline, vive una vita stravolta e completamente sregolata vendendo film hard e videogiochi masterizzati su una bancarella vicino alla stazione centrale, ma finalmente ha trovato il coraggio di raccontare la sua storia.
Tutto cominciò a causa del nonno. Già, proprio lui: giocatore incallito ai videopoker, ha bruciato in pochissimo tempo la pensione e i pochi risparmi accumulati sotto la mattonella, così ha dovuto affittare le pecore ai pervertiti depravati nel paese, che avevano incomprensibili quanto assurdi desideri erotici. Ma l’assessore alla salvaguardia caprina (sì, c’era proprio quello) denunciò questo insolito e terribile episodio al WWF e alla PETA, e fu introdotto, con un decreto legge emanato in tempi record, il reato di sfruttamento della prostituzione ovina (non scrissero “pecorina” per evitare facili battutacce) così il nonno dovette pagare una multa salata, che azzerò i suoi introiti e raddoppiò i suoi debiti.
Heidi come al solito sorrideva, ma essendo all’oscuro di tutto non aveva capito un cacchio, anche se, osservando le pecore barcollanti, decise un brutto giorno di chiedere al nonno “come nascono i figli”. Il nonno, per darle una risposta, inizialmente pensò di mostrarle un film con Rocco Siffredi (disponeva dell’intera filmografia), poi andò ben oltre chiedendo alla bambina se “davvero ci teneva a saperlo”. Così la fece ubriacare (infatti da quel giorno spuntarono le classiche guance rosse) e le diede una dimostrazione fin troppo pratica.
Per questioni di decenza ed etica, vorrei evitare la descrizione dettagliata di questo episodio. Posso solo dire che Heidi, come al solito, sorrideva senza motivo.
Fu in quell’occasione che scoprì prematuramente una delle cose più belle del mondo con la persona più schifosa del mondo: il nonno, a parte gli aspetti morali, puzzava di gorgonzola; per lavarsi i denti metteva sullo spazzolino lo squacquerone romagnolo e scatarrava formaggini; aveva le piattole perfino nella barba e il suo alito era peggio di una fogna a cielo aperto: le mosche mantenevano la distanza di sicurezza e non si avvicinavano in quanto rischiavano di rimanere stecchite. Ma Heidi sorrideva sempre, e come al solito non aveva capito niente.
Da quel giorno Heidi finalmente riuscì a interpretare lo shock che aveva terrorizzato in quel modo le pecore; infatti, contrariamente a ciò che riporta la sigla, da allora le caprette non facevano più “CIAO” ma chiamavano direttamente il telefono antistupro. Intanto il nonno, per definire le nuove strategie commerciali e la linea di business della sua azienda a conduzione familiare (“RICOTTA PECORINA”, una società a responsabilità MOLTO limitata) cercava di trarre profitto dalle poche risorse disponibili, così convocò Peter, che non era proprio lo stinco di santo che molti conoscono: abbozzò un organigramma con la punta del coltello sul tavolo di legno, e disegnò tre rettangoli scrivendo in ciascuno: “Nonno: chief officer, Peter: quality assurance, Heidi… customer relationship”. Insomma, il nonno organizzava, Peter faceva il pappone (o “ricottaro”, definizione più consona anche in virtù dell’esperienza nella produzione casearia) e Heidi… addetta alle relazioni con i clienti.
Heidi alla vista di quel disegno esclamò “che culo!”, e Peter rispose pronto: “brava, questo è proprio lo spirito giusto!”. Heidi sorrideva, ma come al solito non aveva capito niente.
Così inaugurarono la nuova attività lucrativa: invece di tagliare il classico cordone rosso, tagliarono le mutande di Heidi, e ispirandosi alla classica bottiglia di champagne rotta sulla prua di una barca, scassarono una bottiglia di Falanghina sulla testa della piccola. E Heidi sorrideva, nonostante il sangue che le scendeva sulla fronte. Continuarono per tutta la notte cantando i pezzi degli Squallor ed erano felici (specialmente le pecore). Heidi come al solito sorrideva, ma per la sbronza.
Partì la campagna pubblicitaria: il nonno mostrava Heidi e recitava “questa è Heidi, la mia nipotina, e la amo tantissimo. Anche voi potete amarla, con soli 40 franchi svizzeri, Iva inclusa ed Eva a parte, oltre agli sconti per comitive!”
In poco tempo il nonno pagò i suoi debiti, viaggiava in limousine e quando andava alle sagre di paese, che lui amava definire “serate di gala” ci portava anche le pecore: diceva che erano “le sue conigliette” ma ogni volta che qualcuno gli faceva notare la differenza tra un coniglio e una pecora, si incazzava come un mulo in andropausa e bestemmiava tutto il bestemmiabile. Peter, che si faceva chiamare “papi” (era il diminutivo di “pappone”) era molto attento alle direttive del nonno: una sera quest’ultimo gli disse di prendere qualche nuova escort, e Peter tornò con una Ford completamente scassata che non aveva nemmeno passato la revisione (per procurarsi quel bidone a quattro ruote aveva offerto una prestazione di Heidi al cantiniere del paese) ma il nonno andò su tutte le furie per la poca perspicacia del ragazzo, e soprattutto, non sapeva cosa fare con quel ferrovecchio. Heidi, sorridendo per l’incazzatura, si rese conto che le prestazioni con quel vecchio maiale del cantiniere non erano servite a nulla. Così fece indossare a Peter un completo azzurro e lo fece violentare da un cavallo bianco… lo sanno in pochi, ma si tratta di una fantasia molto diffusa tra i cavalli bianchi. Guardando quella scena, Heidi sorrideva, e una volta tanto aveva una buona ragione per farlo.
Peter, la cui perspicacia decisamente non rappresentava la dote principale, dopo le conseguenze che seguirono il rapporto col cavallo riflettè sul suo errore, e fece ancora peggio: credeva che la reazione del nonno era dovuta all’anno di immatricolazione della Ford (dopotutto aveva parlato di una “nuova escort”), così sperperò tutti risparmi per acquistare una Ford Escort a chilometri zero, trovata su eBay ed esposta su una bancarella a Bangkok. Dopo aver speso un capitale anche in spese di spedizione, orgoglioso, la portò al nonno, che a quel punto tirò fuori una bestemmia talmente blasfema da far suonare contemporaneamente tutte le campane nelle chiese nel paese.
Dopo quello sfogo degno della più severa scomunica, il nonno decise di cacciarlo a calci; da fonti inattendibili, risulta che Peter attualmente continua a lavorare in quel campo, e si è trasferito in Ungheria. Scelse di andare lì per due ragioni; un pò perchè effettivamente ci sono belle ragazze, e un pò perchè non capisce neanche una parola di quella lingua; almeno non avrebbe combinato altre stronzate o poteva nascondere la sua idiozia dietro l’alibi della scarsa comprensione.
Heidi intanto rimase sola col nonno; di giorno “arrotondava” lavorando nel bordello della zia (“la baita”), che offriva spettacoli hard e lap dance, mentre la sera e la notte lavorava nel giro che il nonno puntualmente organizzava con cura e meticolosità. E comunque sorrideva, ormai a causa di una paresi. Gli affari andavano bene, e Heidi aveva finalmente tolto l’ipoteca dal suo San Bernardo mentre il nonno intascava quattrini su quattrini.
Ma l’inizio della fine cominciò a manifestarsi quando il nonno preparò la dichiarazione dei redditi; come avvenne con Al Capone, incastrato per una “semplice” evasione fiscale, il nonno commise l’imperdonabile errore di far redigere il 740 al cantiniere che procurò la vecchia Ford Escort a quell’incapace di Peter; infatti, il cantiniere era analfabeta e compilò il modulo pensando di trovarsi di fronte a una schedina del totocalcio: scrisse solo 1,2,X e pretendeva anche una percentuale sul “win for life”.
Arrivò la Guardia di Finanza e perquisì la casa del nonno; trovarono ogni sorta di giocattolo erotico; il nonno si giustificò dicendo che erano della nipotina, ma i finanzieri rifiutarono di credere che, tra strani oggetti di forma cilindrica, manette e frustini, quella bambola di Antonio Banderas a grandezza naturale (con due gambe e mezza) fosse soltanto un banale giocattolo, specialmente per il fatto che era gonfiata con una pressione di cinque atmosfere (farebbero scoppiare la ruota di un’auto!) ed emetteva strani “gemiti” una volta sollecitata in prossimità di alcuni sensori collocati in zone “strane”.
I tentativi di negazione del nonno durarono poco; intanto sfortuna volle che Heidi, sorridendo ancora a causa della paresi, mentre stava contando il gruzzolo di banconote che stringeva tra le mani aprì la porta di casa mezza nuda, con i capelli sconvolti, gli abiti strappati, le calze a rete smagliate, il trucco spalmato sulla faccia e una Marlboro stretta tra le labbra. Sgranò gli occhi e fece un salto alla vista dei Finanzieri; Heidi in fondo era perspicace e capì che qualcosa di brutto stava per accadere, così provò a mettere in campo l’unica cosa che sapeva fare: propose un’ammucchiata con tutti i militari, ma questi ammanettarono immediatamente il nonno e affidarono la piccola (con le pecore) ai servizi sociali.
Heidi da quel giorno smise di sorridere e miracolosamente la paresi scomparve.
Fu affidata a un sacrestano e poi a un prete, ma Heidi rimpiangeva ancora il nonno: era quello che faceva meno schifo di tutti. Così decise di scappare e iniziò a vivere di stenti, fino al giorno in cui ha deciso di svolgere un “lavoro onesto”: vendere film hard e videogiochi masterizzati su una bancarella; il nonno invece sta scontando un ergastolo per sfruttamento della prostituzione, falso in bilancio e abusi sessuali su minori, ed ogni giorno i suoi “compagni di cella” allietano il “soggiorno” con sodomizzazioni continue; infatti il “codice etico interno”, in carcere, prevede gravi sanzioni, poco ortodosse, per chi tocca i bambini.
Questa è la triste storia di Heidi; qualcuno penserà che ho inventato tutto, invece spero che i lettori possano aprire gli occhi e accettare la triste realtà. Purtroppo è difficile rassegnarsi al fatto che dietro quella storia così innocente si nascondeva una squallida vicenda di sfruttamento della prostituzione con contorni a dir poco osceni. E’ ancora più difficile accettare questa triste verità, specialmente quando si parla di una favola che ha segnato l’infanzia di molte persone.
Tra queste persone, ahimè, ci sono anch’io… e le conseguenze di questo “shock” si manifestano ancora oggi… in pratica, sono sotto i vostri occhi, proprio in questo momento…
P.S. : Ci sono alcuni “buchi narrativi” volutamente lasciati in bianco; in particolare riguardano la zia di Heidi (la maîtresse del bordello “la baita”) e Clara, la povera bambina costretta sulla sedia a rotelle non a causa di una malattia, come si credeva, ma piuttosto per una performance estrema imposta dalla zia, che purtroppo si è rivelata fatale. Preferisco omettere dettagli scabrosi e lascio le possibili ipotesi alla fantasia dei lettori (…e ce ne vuole davvero molta!).