Chissà perchè quando inizia una storia, per colpa di Charles Schulz e i suoi Peanuts dev’essere per forza maltempo; nossignore: era una calda serata di Maggio, c’erano le stelle, una bella luna luminosa… le “cubiste” addette alle “PERVERSIONI METEREOLOGICHE” di Emilio Fede avrebbero rischiato un invito a cena per divulgare previsioni di questo tipo.
La città di Neapolis quella sera emanava un profumo di gioia nell’aria: donna Concetta del terraneo n.3 aveva appena tolto i panni asciutti dal filo d’acciaio legato abusivamente sul tubo delle condotte idriche, il venditore di DVD falsi per Playstation2, preso da chissà che enfasi, quella sera attivò la promozione speciale riservata ai grandi eventi: prendi 4 e paghi 2, visto che normalmente applicava il “prendi 3 e paghi 2″, e puntualmente ti accorgevi che uno dei tre non funzionava (prendi tre, paghi due e il terzo lo prendi in quel posto); le ragazze erano tutte vestite a festa: non importava la taglia, ma tutte avevano una vistosa minigonna e dei vertiginosi tacchi a spillo, nonostante qualche rotolone -con dieci piani di morbidezza- che fuoriusciva dalla zona inguinale; i ragazzi, nonostante le 21 passate, avevano tutti gli occhiali da sole, la pelle abbronzata e i capelli azzeccati; erano felici anche i marocchini che vendevano occhiali da sole sulle “coperte da esposizione” ed i centri abbronzanti.
Tutti erano felici, ma Cicciotto quella notte non trovava pace.
L’onore di Cicciotto era stato schiacciato da un gruppo di ragazzini che lui stesso aveva preso in giro; tutto sotto gli occhi severi di Concettina, che per sgranarli ha fatto cadere quattro grammi di prezioso fondotinta sui sandali con la zeppa di 20 cm…
Cicciotto quella sera era su di giri, voleva mostrare al mondo il suo valore, così salì sulla sua Smart piena di adesivi “playboy” e si diresse verso via Posillipo, con la fedele Concettina al suo fianco. Per dare sfoggio del suo spessore accese l’autoradio con il display a colori e scelse un CD di “alto livello”; saltò fuori un vecchio CD di Gigi d’Alessio agli esordi della sua carriera ed alzò il volume sino a spremere tutti i 200W dell’impianto, supportato dalle colorate acrobazie ipnotiche dei vu-meters sul display del frontalino.
Fermò l’auto davanti a uno dei bar “per chiattilli” e scese con Concettina per prendere un costoso caffè; manco lo voleva, ma era una preziosa occasione per accendere una sigaretta dal pacchetto di Marlboro con la Zippo personalizzata, davanti a quel branco di figli di papà.
Per evitare “cadute di stile” Cicciotto fermò l’auto ma lasciò di proposito l’autoradio acceso ed i finestrini abbassati; con i suoi occhiali scuri si recò alla cassa mentre un gruppo di ragazzi che consumavano seduti su un tavolo all’esterno commentavano la scena, sotto gli occhi soddisfatti di Cicciotto che sapeva di “aver colpito”.
“Che ne dici, sarà uno stakeholder?” domandò Luigi ad Antonio; “no, probabilmente sarà un addetto al job posting”, poi intervenne Gianluca interrompendo tutti: “vi state sbagliando, io dico che è un information technology architect”, poi ancora Luigi “ma dai… al massimo sarà da qualche parte che si occupa di customer satisfaction”…
Mentre i tre ragazzi continuavano ad ipotizzare la collocazione di Cicciotto, quest’ultimo li osservava con la coda dell’occhio pieno di soddisfazione, poi si rivolse a Concettina: “Hai vist’Concettì? Si stanno ingrippando per capire che piezzo gruosso che devo essere!”; Concettina sorseggiava il suo caffè fingendo di non aver sentito.
“Allora, un financial advisor?”, “macchè, io sono pronto a scommettere che si tratta di un IT developer”, “…e dagli! Io insisto per il business analyst!”. Antonio interruppe tutti con una proposta: “facciamo una scommessa: mettiamo un Euro ciascuno sul tavolo e glielo chiediamo, così chi si avvicina di più si becca i tre Euro”. Tutti d’accordo.
Cicciotto aspirava dalla sua Malboro succulenti boccate di nicotina e catrame, e lasciava fuoriuscire lentamente il fumo dalla bocca per mostrare a tutti la sua serenità mescolata a un modesto senso di onnipotenza.
Gianluca che era il più sfacciato dei tre si avvicinò a Cicciotto con una sigaretta spenta tra le labbra. “Scusa, hai da accendere per caso?” domandò a Cicciotto. Senza pensarci un attimo Cicciotto sfilò la sua Zippo personalizzata, e aiutò il ragazzo, che educatamente ringraziò.
“Scusa, ti posso fare una domanda un pò indiscreta?” chiese Gianluca; “che cosa?” rispose Cicciotto.
“Quella macchina è nuova, ho visto la targa, devi averla comprata da poco; devi avere un buon lavoro…”, “dipende” rispose Cicciotto. “Vedi, io lavoro come consulente in una società che si occupa di private assurance”.
“E che roba fosse?” chiese Cicciotto.
“Ma tu attualmente sei in cerca di qualche altra attività?”, Cicciotto annuì un pò infastidito; dopotutto non voleva raccontare troppe cose in giro. “Se non sono indiscreto posso chiederti che lavoro fai?”, e Cicciotto rispose prontamente:
“Faccio ‘o giovane ‘e barbiere”
Concettina assisteva a quella conversazione assumendo un atteggiamento in bilico tra il curioso e l’esterrefatto, mentre Gianluca continuava “Beh, vedi, io laureato in economia e commercio, mi occupo di private assurance e si tratta di proporre un prodotto di previdenza complementare a una clientela di privati; ci sono discreti margini di guadagno, e buone possibilità di carriera; potresti iniziare da un corso che introduce le competenze necessarie…”
“Ma ogni mese quanto piglio?”
“Questo è un parametro variabile, dipende dal distacco tra le previsioni e gli obiettivi, ma ti assicuro che puoi facilmente raggiungere ottimi traguardi e…”
Cicciotto lo interruppe bruscamente, fermandolo con un gesto della mano, e aggiunse, “lascia stà, Don Pasquale mi caccia ottocento Euro ogni mese, e sta bene così.”
Concettina, infastidita, lo riprese: “Cicciò, e fall’parlà; pò essere cà esce qualcosa ‘e bbuono!”, ma Cicciotto replicò prontamente: “Cunc’ttì, ma che? Io manco capisco chisto che sta dicenno…”
A questo punto, Cicciotto, alterato, liquidò l’interlocutore con un secco “scusame tanto, mò me ne devo andare…”, poi, dopo aver fatto accomodare Concettina, mentre stava per salire in macchina ebbe un attimo di perplessità e tornò indietro verso Gianluca.
“Scusa, ma mò t’aggia chiedere io ‘na cosa… Ma tu ogni mese quanto ti prendi?”
Gianluca si trovò spiazzato di fronte a quella domanda… “Beh, al momento sono a cinquecento Euro, ma tra un paio di mesi, se le cose si mettono bene dovrei arrivare sui settecento-sette e cinquanta….”
Cicciotto si voltò senza salutare, salì in macchina e cominciò a dirigersi verso via Manzoni. Concettina lo riprese: “ma pecchè te fissi con stù barbiere? Putisse fà qualcosa ‘e più importante!”, “sì, cu cinqucient’Euro ‘o mese… e nunn è meglio Don Pasquale?”
Concettina aggiunse rassegnata, a testa e voce bassa: “però fai più bella figura si dice ca fai ‘a PRAIVAT ASCHIURANZ…”
…ed i tre Euro sul tavolino finirono tra le mance al cameriere.
(dal blog “La carne e i maccheroni”, Giugno 2007)