Speculazioni speculari: l’umiltà di chiedere aiuto

Dopo tante conferme, ho imparato per l’ennesima volta che l’apparenza inganna. Questa volta però ho preso davvero una cantonata, bella grossa: attraverso la compagnia teatrale di cui faccio parte ormai da diversi anni ho saputo che il fratello di un mio amico di vecchia data ha pubblicato un libro; un libro “strano” a detta di tutti, e, soprattutto, un libro particolarmente triste e controverso. Non ho perso tempo e mi sono procurato una copia; ero incuriosito, e soprattutto, volevo capire cosa poteva esserci di così terribile dietro un libro.

Si tratta di un libro di poesie; l’autore, neo laureato in psicologia, è stato per tanto tempo in analisi (non sapevo nulla di questo), inoltre, lancia una serie di messaggi non proprio chiari ma -a mio avviso- inequivocabili, dichiarando la propria omosessualità, istinti suicidi, sensi di inferiorità verso il fratello, orgoglio da sempre della famiglia. Inizia descrivendo l’inferno interiore che tutto questo comporta, continua sul contesto che lo circonda fino a giungere in un’introspezione travagliata, ai limiti del comprensibile, e che mostra aspetti spaventosi che sembra impossibile riscontrare in una persona che si credeva di conoscere. Sono poesie strane, apparentemente senza senso, o peggio, frutto di un delirio vero e proprio; sembra il germoglio di una forma di pazzia che, secondo la sua prefazione, non va scacciata ma piuttosto va accettata e assecondata ai fini di una “convivenza” pacifica quanto forzata.

Tante volte mi soffermo su aspetti della nostra vita, tante volte mi immergo in pensieri e idee che so dove partono e non immagino dove finiscono; forse -per una forma di egocentrismo- concentro l’attenzione su ciò che mi tocca personalmente dimenticando quello che c’è intorno, quello che capita intorno a me e quanto non riesco ad afferrare nè a capire; un pò perchè la lingua batte dove il dente duole, un pò perchè ognuno guarda il proprio orticello. Devo dire però che ho provato pena per Daniele; ho provato pena perchè, a differenza delle altre persone che hanno immmediatamente bollato questo libro come “frutto di pazzia” ho capito perfettamente il suo stato d’animo, pur non trovandomi in una situazione analoga; ho provato pena perchè a differenza di tanti ha deciso di mettersi a nudo e ha dichiarato espressamente ciò che rappresenta l’origine dei propri malesseri; ha avuto il coraggio di chiedere aiuto, e probabilmente, non avendo un appoggio diretto, si è rivolto a un potenziale pubblico di sconosciuti che avrebbe letto quelle poesie; ha avuto il coraggio di buttare nel cesso il proprio orgoglio, ha avuto il coraggio di sfidare i pregiudizi che sicuramente lo perseguitano e lo perseguiteranno, ha avuto il coraggio di dire come stanno i fatti, senza condizionare le sue idee dai giudizi altrui; ha avuto le palle per dire tutto, senza mezzi termini, senza nascondere nulla, nel modo più brutale e meno formale.

Spesso sostengo che le persone più sensibili sono quelle che vivono in condizioni di disagio, e questo ennesimo schiaffo rappresenta un’ulteriore conferma; sicuramente sto peccando di presunzione perchè posso capire, ma non in fondo: posso leggere tra le righe delle sue poesie, ma non posso rendermi conto di ciò che Daniele sta provando: non posso comprendere cosa vuol dire scoprire ed accettare la propria omosessualità, così come un cieco dalla nascita non potrà mai comprendere il significato dei colori, ma posso solo capire come possa sentirsi ora, tra i giudizi facili di un contesto moralista e i commenti idioti di chi non si immedesima nel disagio. Non posso capire cosa vuol dire provare un senso di inferiorità provocato dai genitori verso un fratello “perfetto” in tutto, perchè i genitori non li ho più e perchè tra me e mia sorella fortunatamente non sono capitati episodi di questo tipo; posso immaginare gli istinti suicidi che in qualche caso mi hanno sfiorato, in maniera più o meno lieve, ma gli istinti suicidi non rappresentano IL problema, piuttosto sono una conseguenza di altri aspetti spiacevoli, ed è su quelli che bisogna fare il punto.

Avrei voglia di chiamarlo per complimentarmi, ma probabilmente lo metterei in imbarazzo; almeno, mi farebbe piacere dirgli che ho acquistato una copia del suo libro, mi verrebbe da dirgli che ho recepito il suo messaggio; sinceramente, mi risulta difficile anche capire se la cosa gli può fare piacere. E viene anche la paura di combinare qualche pasticcio.

Una frase, che non ricordo dove ho letto, sembra quanto mai azzeccata in questo contesto: “People like you are the reason why people like me need medication” (la gente come te è il motivo del mio bisogno di cure); forse, in casi delicati come questo, la scelta meno peggiore è rappresentata da un complice silenzio. So soltanto che il “coming out” di una persona che ha avuto il coraggio di parlare alla gente in quel modo, in quel contesto, e con quella sincerità, ha dimostrato, se devo usare una battuta di pessimo gusto, che questa persona ha avuto le palle molto più grosse di un anonimo eterosessuale.

logo_pensieri

(dal blog “Pensieri, Parole, Opere, Omissioni”, Giugno 2008)

avatar

About Alex

..faccio il tifo per il lupo cattivo: con la nonna ho già perso troppe scommesse.
This entry was posted in Pensieri, parole, opere, omissioni. Bookmark the permalink.