Gaetano si trovava in un posto insolito, era dietro una fila interminabile di persone ma non sapeva cosa stava facendo, non riusciva a vedere dove questa massa iniziava nè dove terminava; non riusciva a capire cosa stava succedendo ma semplicemente sentiva centinaia, migliaia di voci tranquille, senza agitazione, che accompagnavano quella folla immensa disposta in modo ordinato. C’erano persone di tutte le età, di tutte le razze e di tutte le estrazioni: era rassicurato soltanto dalla presenza, al suo fianco, di un distinto signore sulla cinquantina che, silenzioso e tranquillo, attendeva il proprio turno con un’aria serena e paziente. Gaetano voleva chiedergli qualche informazione ma era troppo imbarazzato: “cosa gli chiedo? Posso mai domandargli dove siamo? Ci faccio la figura del rincretinito…”, così decise di rimanere in silenzio, ma l’uomo al suo fianco si girò un attimo verso di lui, abbozzò un mezzo sorriso e raddrizzò la testa.
Gaetano allora decise di prendere coraggio e domandò all’uomo “scusi, ci vuole molto?”, l’uomo rispose con un tono gentile a accondiscendente: “per cosa?” ma Gaetano, rassicurato dalla cortesia di quella persona ammise: “non lo so, vorrei capire che posto è questo, forse ho avuto un’amnesia”. L’uomo lo guardò un attimo e sorrise, “nessuna amnesia, stia tranquillo, neanche io lo sapevo. Piacere di conoscerla, sono Ciro Del Giudice”, “piacere mio, Gaetano Esposito. Allora, visto che non sono impazzito, mi potrebbe aiutare a capire dove siamo?”.
“Siamo morti, caro signore”. Gaetano ebbe un attimo di esitazione; “morto io? E come sono morto? Non ricordo nulla…” ma Ciro aggiunse “sa, me l’hanno spiegato poco fa; me l’ha detto quel signore lì” e indicò un uomo sulla quarantina con gli occhi a mandorla, che vedendosi indicato, ricambiò accennando un inchino e un sorriso girandosi verso i due, poi Ciro proseguì: “in pratica l’attimo in cui si muore viene in qualche modo cancellato dalla mente, viene annullato dai ricordi… ha mai parlato con una persona che ha subìto un incidente grave o è uscita dal coma? Tutti dicono che non ricordano nulla, ma si sono risvegliati in un posto che non conoscevano; ecco… è andata proprio così; non saprei dire cosa le è capitato, ma i fatti sono questi, e tutte le persone che sono qui in fila si trovano nella nostra situazione”. Gaetano osservò le file interminabili di persone; “ma ci sono anche bambini…”, Ciro aggiunse “beh, sì, succede anche questo… fa parte della vita… o meglio, della vita che fu” e abbozzò di nuovo un sorriso, ma stavolta un pò amaro.
“Quindi le hanno detto anche perchè siamo in fila?” chiese Gaetano, e Ciro rispose: “Sì, mi hanno spiegato qualcosa: in pratica ci stanno assegnando un alloggio”. Gaetano non capiva: “un alloggio? quindi siamo in carne ed ossa… se siamo spiriti a cosa servirebbe mai un alloggio?”, ma Ciro aggiunse “in teoria ha ragione, ma in pratica, anche le anime occupano uno spazio; forse uno spazio inteso diversamente da come lo immaginiamo, ma pur sempre uno spazio; in fondo a tutta la fila c’è una specie di giuria, purtroppo da qui non si vede, ma loro sanno di cosa abbiamo bisogno e come sistemarci al meglio”. “Una giuria?” chiese Gaetano, “non ci capisco più niente!”; “a dire il vero anch’io ho le idee un pò confuse, ma mi hanno detto che dopo ci sarà da star bene” aggiunse Ciro.
“Ma tutte le storie della fede, la religione?”, “Signor Gaetano,” -rispose Ciro- “quel signore che mi ha dato spiegazioni è un Buddista; loro credono nella reincarnazione, ed invece sono qui con noi; io ero cattolico… o almeno appartenevo a quella bandiera, e qui non si vede un’ombra di ciò che insegnava la dottrina cattolica… lo stesso vale per i testimoni di Geova, gli Evangelisti, gli atei, ecc.ecc.ecc. Ma in fondo, se ci pensiamo… la religione, la politica, le associazioni… non sono modi inventati dall’uomo per accaparrare quattrini o per plagiare le masse?”. Gaetano ebbe un attimo di esitazione, ma Ciro continuò “Qui non esistono i soldi, non esistono bisogni, non esistono vizi; se occorre qualcosa si chiede alla giuria, e loro provvedono a tutto; nessuno dovrà rubare, nessuno avrà bisogno di essere disonesto, nessuno potrà approfittare degli altri, e soprattutto, nessuno conta più di nessun altro; in pratica, ciò che conta non è quello che la giuria può dare, ma piuttosto, capire ciò di cui abbiamo veramente bisogno…no?”.
“e le persone che ho lasciato?”… “quelle?” rispose Ciro, “in questo momento probabilmente sono al nostro funerale, o magari al nostro trigesimo; il tempo passa, ma noi qui lo avvertiamo diversamente; non saprei dirle da quanto tempo sono in fila; forse giorni, forse anni, chi lo sa? E poi, quel dolore “interminabile” delle persone che abbiamo privato della nostra compagnia quanto potrà durare? Una settimana? Un mese? Un anno? Ma il tempo cura tutto; avrà perso anche lei delle persone care, ma poi, la rassegnazione e l’abitudine hanno fatto il resto, giusto? E poi, se sente la mancanza della sua famiglia o di qualche persona cara, stia tranquillo, prima o poi passeranno anche loro da queste parti, e mi hanno assicurato che la giuria farà in modo da mettervi in contatto…”
“Ma qui vedo persone di tutte le razze, eppure parlano tutte la mia lingua”. “Quale?” chiese Ciro. “Beh, sento parlare italiano…” rispose Gaetano. “Giusto”, rispose Ciro, “lei sente parlare italiano, ma in realtà, a parte me, ciascuno sta parlando la sua lingua, mentre noi ascoltiamo la lingua che conosciamo. Gliel’ho detto, qui non esistono differenze.”. Gaetano era incredulo e curioso allo stesso tempo; “mi scusi”, chiese a Ciro, “ma non ci sono differenze nemmeno per chi si è comportato bene e chi si è comportato male?”. “Bella domanda, l’avevo fatta anch’io a quel signore prima!” rispose Ciro, e poi continuò: “In effetti sì, ci sono tutti; la differenza sta nel fatto che chi si è comportato male, continuerà a stare qui pensando agli errori che ha fatto in Terra. Ad esempio, un ladro non dovrà più rubare perchè qui non è assolutamente necessario, visto che abbiamo tutto. Quando la mente non è impegnata dalle necessità, si riesce a capire i propri sbagli; il ladro capirà il male che ha fatto e la sofferenza che ha causato agli altri, ma lo capirà solo ora, che non avrà più bisogno di appropriarsi delle cose che non gli appartengono”; “potrebbe anche infischiarsene però!” aggiunse Gaetano, “certo” rispose Ciro, “ma non riuscirebbe a stare bene qui se la pensa così; la giuria lo lascerà riflettere; il ladro forse è un esempio banale, ma possiamo prendere ad esempio cose ben peggiori; anzi, le faccio un altro esempio, che forse sarà più chiaro”. “La ascolto” rispose Gaetano, “bene; immaginiamo che lei in vita abbia commesso un omicidio”; “non è proprio da me!” rispose pronto, “certo, ne sono sicuro, ma immaginiamo per un attimo che è andata così: lei ha ucciso una persona, e immagino che avrà avuto un motivo, per quanto deplorevole, che l’ha spinta a farlo”. Gaetano riflettè un attimo e rispose “beh, certo; se l’avessi fatto, immagino di aver avuto un motivo, sempre che non sia impazzito all’improvviso”.
“Esatto”, rispose Ciro, “quindi, i motivi potrebbero essere molti: odio, invidia, soldi, ecc.ecc.”. “potrebbe darsi, certo”, “quindi”, aggiunse Ciro, “immaginiamo un mondo dove l’invidia non esiste, i soldi non servono e l’odio è un’utopia; non avrebbe alcun motivo per uccidere la sua vittima, chiunque sia”. “Immagino di no” rispose Gaetano, “quindi”, concluse Ciro, “oggi lei si troverebbe con un omicidio sulla coscienza, commesso per un motivo che qui non avrebbe valore, e si sentirebbe uno stupido per aver fatto una cosa del genere”. “Ho capito”, mormorò Gaetano, “adesso il concetto è più chiaro. Beh, sono stato fortunato ad incontrarla; almeno mi ha fatto capire un pò di cose… però… chi l’avrebbe mai detto…”. Rimase a riflettere per un attimo, e dopo un pò fece l’ultima domanda: “ma le hanno detto se c’è un modo per vedere ciò che succede sulla Terra?”; Ciro non rispose subito; “beh, in teoria sì: si parla del grande segnale che arriva all’improvviso; un suono fortissimo che indicherà il momento in cui potremo prendere contatto con ciò che abbiamo lasciato, ma non mi hanno detto altro; anzi, le dirò di più; avevo chiesto perfino se, una volta completata la fila, dobbiamo rimanere qui per sempre o solo per un certo periodo, ma anche stavolta non sapevano rispondermi; come vede, le ho dato un pò di risposte, ma molte spiegazioni mancano anche a me…”.
Proprio in quel momento, neanche a farlo apposta, un suono insopportabile cominciò a invadere quell’ambiente sterminato; Ciro gridò a Gaetano “forse è questo il segnale!”, Gaetano era confuso e disorientato, mentre tutta la gente si otturava le orecchie con le mani; il suono continuò per alcuni secondi fino a quando la luce scomparve all’improvviso, e non si vedeva più nulla.
Erano le sette del mattino di Mercoledì, la sveglia suonava sul comodino di Gaetano; doveva alzarsi per andare al lavoro e raggiungere l’ufficio postale dove da vent’anni prestava servizio in qualità di addetto allo sportello. “La fila” anche quella mattina era in attesa, e Gaetano nello svolgimento delle sue mansioni, si rese conto del “potere” che aveva nelle mani; non smise di pensare un attimo a quel sogno, e in quel contesto, come un “membro della giuria”, si sentiva un Dio tra le voci della gente che sbraitava: lui poteva gestire le persone che erano in attesa, lui “poteva” decidere se risolvere un problema ai clienti anzichè crearlo, al di là dell’etica e della professionalità; lui “poteva”, gli altri attendevano le sue “mosse”.
Ma la frenetica attività l’aveva distolto dai pensieri rivolti al sogno; come un automa registrava i bollettini di pagamento, incassava e preparava il resto, in modo diligente e coscienzioso, cercando di ridurre al minimo i tempi di attesa. Era così preso da non guardare neanche in faccia le persone che si presentavano all’altro lato; così all’improvviso si trovò per le mani un bollettino per il pagamento del telefono; distrattamente l’occhio si posò sull’intestatario del contratto e lesse “Ciro Del Giudice”.
Gaetano sollevò gli occhi per guardare la persona dietro al vetro antiproiettile, e vide proprio lui, Ciro del Giudice, lo stesso uomo che, nel sogno, gli aveva fornito tante spiegazioni; voleva parlargli, voleva capire cosa stava succedendo, ma in quel momento, di fronte, aveva a che fare con un perfetto sconosciuto. Ma i tempi di una transazione sono brevi, così decise di cogliere l’attimo: “non ci siamo già visti?” chiese, “no, forse mi confonde con qualcun altro!”; “scusi” rispose Gaetano, mentre gli stava per restituire la ricevuta dell’operazione conclusa.
Intanto la fila era cresciuta, la gente sbraitava alzando la voce e tra chi imprecava, chi bestemmiava e chi pronunciava frasi sconnesse e volgari si alzò la voce di una ragazza che gridò “MA QUANTO CI VUOLE ANCORA? CHE INFERNO!!!”.
Ciro a quel punto guardò Gaetano attraverso il vetro, abbozzò un sorriso complice e gli disse “…e questo sarebbe l’inferno? La signorina deve avere le idee confuse, vero, signor Gaetano?”.
Ritirò la sua ricevuta, salutò educatamente con un formale “grazie e buon lavoro”, voltò le spalle e si incamminò verso l’uscita.
(dal blog “La carne e i maccheroni”, Febbraio 2010)