L’ottavo nano e la vera storia di Biancaneve

L’innocenza dei bambini è sacrosanta; questa banale affermazione spiega il motivo per cui le favole hanno sempre subìto una drastica censura per impedire il turbamento di innocenti creature che, prematuramente, potrebbero scoprire troppo presto che è meglio essere disillusi. La storia di Biancaneve che conosciamo, ha sicuramente qualche accorgimento in tal senso, ma questo tipo di analisi la lasciamo ad altri, per ora.

Piuttosto, c’è una trasposizione di questa fiaba, che trova un facile riscontro nel contesto attuale, e si scoprirà che Biancaneve, da protagonista, diventa solo una comparsa.

OttoNani

I sette nani in realtà non erano proprio nani, il vero nano era soltanto uno, e non era tra i sette; si è scelto di raccontare de “i sette nani” per omologare l’altezza degli altri; politically correct, per capirci, o semplicemente per affermare che “sono una squadra”, ignorando le peculiarità del singolo e abbassando i livelli degli altri in relazione al più scadente, piuttosto che innalzare i livelli dei mediocri rispetto al più scaltro.

Tra l’altro, come accennato prima, i nani non erano sette: c’era l’ottavo, che a dire il vero ha combinato più casini degli altri sette messi insieme. Ma non ne parlano, perchè quelle cazzate che ha combinato sono sicuramente diseducative.

  • Brontolo stava sempre incazzato, ma in realtá la sua incazzatura era dovuta al fatto che intorno a sè vedeva un branco di incapaci e nessuno gli dava ascolto; magari sbagliava, ma non aveva la possibilità di dimostrare le sue ragioni, o i suoi torti.
  • Cucciolo era un bambinone, rincoglionito dalla tv, lobotomizzato dai media, era l’unico in tutta Italia che aveva veramente creduto alla storia di Ruby nipote di Mubarack, e secondo lui, il bunga-bunga è una danza tribale.
  • Dotto aveva la capacità di trasformare anche la più insulsa banalità in un acuto brainstorming. Gesticolava di continuo fissando il soffitto mentre enunciava i suoi teoremi, quasi sempre astratti, insensati e inconcludenti. Aveva anche la notevole dote di raccontare balle colossali; in quei casi le sessioni di brainstorming diventavano, a detta degli altri, “brainstronzing”
  • Eolo invece soffriva di aerofagia. Ma spesso ciò era estremamente utile, perchè nelle sessioni di “brainstorming” iniziate da Dotto, era l’unico modo per far uscire tutti dalla stanza, e fermare gli sprechi di tempo.
  • Gongolo era il motivatore: sovente non capiva un cazzo, ma ripeteva sempre frasi sconnesse tipo “siamo una squadra”, “siamo invincibili”, ecc. Alla meglio, ogni volta riceveva in cambio una gratificazione salivare. Alla peggio, un calcio in culo.
  • Mammolo era il capo. Quello che doveva prendere le decisioni importanti, e puntualmente, in queste occasioni, si chiudeva nel bagno; dichiarava ogni volta di avere un problema di diarrea, e nessuno ha mai capito se ciò fosse vero o si trattasse di una scusa.
  • Pisolo era un parassita. Non faceva un cazzo tutto il giorno, se ne sbatteva di tutto e non gli interessava assolutamente nulla. Per questo, era considerato il più bravo di tutti.

…ma in realtà ne mancava uno: il più pericoloso di tutti, quello che nella favola non viene citato, quello che prendeva iniziative, quello che si vantava di comandare tutti ma in realtà si auto-proclamava per ciò che non era mai stato; quello che vendeva i risultati altrui e non aveva manco capito cosa aveva venduto. Quello in contrasto col mondo perchè ha sempre visto il mondo in contrasto con lui, quello che non ha mai capito la differenza che c’é tra le pillole di Matrix e le supposte di glicerina, quello che ancora oggi vive nel mondo parallelo, e rifiuta categoricamente l’idea di essere sotto l’effetto di una terribile quanto sconosciuta forma di auto-lobotomia.
L’ottavo nano, il più inutile.

Strònzolo.

E qui inizia la storia, ma non la raccontiamo tutta: ci hanno già pensato altri.

Iniziamo piuttosto da un momento preciso: la “squadra” doveva fronteggiare un problema; Biancaneve era stata avvelenata perchè la perfida strega le aveva fatto mangiare la famosa mela. Vediamo come sono andate le cose, quando gli otto nani hanno realizzato che c’era un problema da risolvere.

“E mò?”

Mammolo già si era chiuso nel cesso, Dotto aveva iniziato una disquisizione insensata sulla necessità di definire un processo per l’accoppiamento dei velociraptor estinti; l’unico che stava lì ad ascoltare era Pisolo, ma in realtà Dotto stava parlando da solo perchè Pisolo stava pensando ai cazzi suoi. Gongolo vedeva tutti gli altri preoccupati e cercava inutilmente di alzare il morale recitando, come un mantra, frasi tipo “possiamo farcela”, “siamo forti”, “siamo grandi” dopo aver visto il filmato su YouTube di Ennio Doris che incoraggia i promotori finanziari di Banca Mediolanum chiamandoli eroi, indossando il naso da clown e facendo pernacchie. E dopo quei tentativi, gli altri erano ancora più preoccupati, perchè oltre a capire come risolvere il problema, c’era da sorbirsi le stronzate di Gongolo. In realtà l’unico a non essere preoccupato era Brontolo, che era incazzato nero e bestemmiava blasfemìe degne della più terribile scomunica; Cucciolo invece stava davanti al pc: stava giocando con Powerpoint ed era arrivato all’ultimo livello, quello del mostro finale. In tutto quel casino, nonostante l’emergenza, erano tutti tranquilli: sapevano con assoluta certezza che, come un gong tibetano, la flatulenza di Eolo avrebbe finalmente decretato il momento in cui finisce il “trastullamento”, e si inizia a fare sul serio.

All’appello mancava Stronzolo. Era fuori a fissare l’infinito, anche se di fronte aveva solo  un’impalcatura pericolante (stavano installando un climatizzatore nella capanna del bosco,dal momento che era in offerta). Poi spalancò la porta ed entrò, raggiungendo gli altri. Li fissò con uno sguardo inflessibile rimarcato dagli occhi socchiusi che agli interlocutori trasmetteva l’idea di una sottile quanto acuta elucubrazione in corso. In realtà gli era entrato un moscerino nell’occhio (è sempre esistito uno strano legame tra i moscerini e gli stronzi); grido a tutti “luuk et mi, listen tu mi“; ci fu un silenzio intrrotto da Eolo, che sparò il botto con una rumorosa flatulenza. Nessuno capì chi dei due riuscì veramente a catturare l’attenzione di tutti, ma gli stakeholders affermano ancora oggi che il merito fu in realtá di Eolo. Comunque sia andata, il colpo di genio fece la sua prima apparizione; Stronzolo finalmente ebbe l’idea; decise di chiamare una società specializzata in tutto, quindi probabilmente in niente (teoria del tuttologo, o del medico generico). Dicevano di risolvere i problemi, ma proprio tutti i problemi del mondo, e Stronzolo, che non ha mai capito la differenza tra una televendita e una predica, aveva piena fiducia in quest’ultima, nonostante lo slogan che recitava: “high performance. Dribbled”, ma erano sempre in giacca e cravatta, e questo era molto importante. Gli altri non conoscevano le lingue straniere, ma Stronzolo si vantava di essere poliglotta (non avendo la conoscenza necessaria, gli altri lo assecondarono sulla fiducia, anche perchè la pigrizia prese il sopravvento sul nobile intento di sputtanarlo pubblicamente), così provò a spiegare quello slogan a tutti, senza capirne il significato. Alla fine capirono qualcosa tipo “the pen is on the table” e, come al solito, Stronzolo fu assecondato per pigrizia e per sfinimento degli altri che si erano stancati di discutere.

Capitava spesso che le competenze peculiari del singolo erano viste come le carte di una partita a poker: in momenti di difficoltà, specie quando nessuno sapeva come agire, il primo a farsi avanti diventava improvvisamente il tuttologo di riferimento, e gli altri, in parte disinteressati e in parte contenti per non aver ricevuto quella rogna, assecondavano il contaballe di turno sulla fiducia. Specialmente Dotto, che aveva costruito tutta la sua vita sulle balle.

E così, Stronzolo ilustrò la sua idea a tutti, fu avallata con vittoria schiacciante (tutti favorevoli, perchè non avevano capito un cazzo) e fu contattata la società “Apostrofure” per risolvere il problema. Ovviamente ai nani non era chiaro il problema, e non avevano la più pallida idea su una possibile soluzione; provarono a spiegare il tutto ai consulenti di Apostrofure e fecero un casino terribile. La societá non aveva capito il motivo per cui era stata coinvolta, così, per uscire dal tunnel, uno dei responsabili di quest’ultima propose: “vi sta bene se procediamo con un’analisi?”. Stronzolo rispose che la settimana prima aveva fatto un prelievo di sangue e avrebbe ricevuto le analisi per posta: Brontolo gli sputò in un occhio, Gongolo esclamò “evviva!” e tutti gli altri interpretarono quell’esclamazione come un assenso. Saltò fuori un accordo con compensi molto “profumati”, ma nonostante ciò, non era chiaro a nessuno cosa fare, così, i consulenti Apostrofure annotavano quello che facevano i nani, e siccome questi ultimi facevano solo casino, venivano fuori azioni assurde o fittizie, in carico ai singoli, che non avevano alcun senso, ma in compenso si creavano tonnellate di reports che nessuno leggeva. Tutto rigorosamente fatturato.

Le cose iniziavano a mettersi male, e l’atteggiamento dei nani era paragonabile a una partita a palla avvelenata: si accusarono tutti a vicenda, e siccome non si fidavano neanche delle loro stesse parole, cominciarono a scriversi le e-mail. La regola era semplice: l’ultimo a cui è indirizzato un giro di mail, è il colpevole. Così i nani ordinarono il BlackBerry, per rimbalzarsi le mail anche nei momenti piú insoliti: ma in tutto quel casino si era completamente perso di vista il problema, anzi, in fondo, di Biancaneve quasi non fregava più niente a nessuno. Perfino i consulenti di Apostrofure avevano dimenticato il suo nome, ma -per fare più figo- inventarono qualcosa in inglese, tipo “Biancawhite”. Ovviamente Stronzolo, che ha sempre avuto una particolare attitudine al copia/incolla delle terminologie anglòfone prive di senso, assecondò, e iniziò a nominarla con quella inutile trasposizione del suo nome, mentre si complimentava con coloro che avevano coniato quella stortura: “ottimo lavoro, guys!”. E Gongolo ricominciò con la storia della squadra: sottovoce ripeteva: “siamo forti, siamo una squadra… one nation one station!” e così via, mentre Brontolo era impegnato a dare craniate nel muro per la frustrazione. Cucciolo intanto aveva vinto la coppa del nonno per aver sconfitto il mostro di Powerpoint dalle sembianze di Steve Ballmer che balla il tip-tap mentre grida “developers”, e Dotto era intento a misurare il volume di carta igienica necessario a far otturare il wc: avrebbe rotto i coglioni a mezzo mondo su quella scoperta, ed era convinto che in quel modo sarebbe arrivato dritto al Nobel, magari passando proprio dai cessi.

Questa storia proseguì nei giorni successivi, ma un giorno, improvvisamente, arrivò Biancaneve a casa. Era messa male, ecchimosi su tutto il corpo, mezza anguria infilata nel culo, una gamba spezzata, un occhio cecato e un altro gonfio, due incisivi saltati, una tetta sgonfiata e un’altra gonfia il doppio. Insomma, aveva subito veramente di tutto e sembrava una baldracca appena uscita da un reality show trasmesso sulle reti pirata della Papuasia settentrionale.

I nani si fermarono tutti, come pietrificati, e subirono lo sguardo severo di Biancaneve, che, con l’occhio ancora buono, li fissò con uno sguardo truce: tutti rimasero in silenzio, impressionati e mortificati allo stesso tempo. L’unico che non si accorse di nulla era Mammolo: si era chiuso nel cesso e stava firmando un cospicuo assegno ad Apostrofure per la consulenza fornita, e in assenza della carta igienica si puliva con i reports che stava pagando con quell’assegno. Non si era reso conto della cosa, ma Stronzolo aveva detto più volte che “è stato fatto un ottimo lavoro”, e gli era bastato questo: dopotutto Stronzolo faceva tutto quello che lui non aveva alcuna voglia di fare, e per questo motivo lo teneva in grandissima considerazione: era pur sempre un aiuto prezioso.

Biancaneve rimase in silenzio per circa cinque minuti, fissando i nani senza abbassare lo sguardo. Poi finalmente aprì bocca e farfugliò (i denti ormai erano un dolce ricordo) poche parole, molto intense, profonde e significative che, nonostante il sangue sputacchiato rimasero ben impresse nella memoria degli otto nani.

“E MUORCH‘ E CHI V’E’ FTRAMUORCH !”

…Stronzolo interpretò quell’imprecazione sputacchiata come un cenno di ringraziamento, e per l’ennesima volta dimostrò di non capire un cazzo. Non era nuovo a queste situazioni grottesche, ma, come sua pessima abitudine, anzichè sfruttare un’occasione unica per evitare l’ennesima figura di merda, esclamò agli altri nani, gasato come non mai: “un altro obiettivo sfidante ci attende!”

Stavolta gli altri nani lo sfancularono con la rincorsa: perfino Gongolo, unito agli altri, esclamò “ora sì che siamo davvero una squadra! L’abbiamo mandato affanculo tutti insieme!”, e una volta tanto Brontolo non gli sputò nell’occhio, piuttosto lo abbracciò sorridendo: per la prima volta in assoluto, aveva smesso di stare incazzato.

Biancaneve se ne andò su un’ambulanza della Croce Rossa, pagata da Mammolo con i quattro spiccioli che gli rimanevano dopo aver saldato il conto con Apostrofure, poi trascorse un anno e mezzo tra ortopedia, maxillo facciale, chirurgia plastica, odontoiatria, e così via.

Tornò completamente rifatta: per restituirle una parvenza di femminilitá le misero tanto di quel silicone da poter incollare le finestre di un condominio, e grazie a quelle protesi si dedicò al sesso estremo: iniziò prima come pornostar, poi come escort di lusso, infine batteva sotto il lampione arrugginito al porto dei contrabbandieri. Aveva attaccato i metri usa e getta Ikea vicino al palo del lampione, e aveva segnato in rosso l’altezza di 1,70 metri: a chi le chiedeva il significato, lei rispondeva “non voglio vedere mai più un nano in vita mia”.

Un antico detto africano recita: “io sono quello che sono perchè voi siete quello che siete”.

C’è un significato meraviglioso dietro questa frase, ma nel caso di Stronzolo, e di tutti gli altri nani, la nobiltá di quel concetto, magicamente, sembrava in sintonia con il suono dello sciacquone che aveva tirato Mammolo. Era appena uscito dal cesso, ed era rimasto chiuso per ore, dopo aver visto la fattura con tanti zeri di Apostrofure: tra i servizi erogati c’era la reportistica consegnata a Stronzolo, che serviva a fargli capire cosa si è detto alle riunioni dove addirittura era presente.

Purtroppo questa storia non insegnò nulla a nessuno: Stronzolo aveva già in mente il prossimo “obiettivo sfidante”. E se non c’era, sapeva chi chiamare per inventarne uno.

Biancaneve, invece, era definitivamente trasformata da protagonista a comparsa, ormai aveva chiuso anche con quella vita, nonostante i metri usa e getta Ikea, aveva a che fare continuamente con i nani (erano i clienti più assidui, e non volevano saperne di lasciar perdere) così diventò una cozza che ammazzava il tempo postando i selfie su Badoo e Meetic. Il principe azzurro sul cavallo bianco l’aveva mandata a cagare, e alla fine si proponeva nella speranza di raccattare qualche anziano nobile decaduto, anche su un ciuccio scorticato, per giocarsi la carta dell’eredità.

Stronzolo.jpg

avatar

About Alex

..faccio il tifo per il lupo cattivo: con la nonna ho già perso troppe scommesse.
This entry was posted in Supposte. Bookmark the permalink.