Vecchi blog

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I pensieri assurdi di una persona assurda, in un mondo assurdo tra gente assurda…

Chi sono… cosa faccio… qual è il mio nome… Ma vi interessa davvero? O meglio, è proprio così importante? Credo proprio di no, ma non vi dico il mio nome qui; piuttosto, se proprio non siete completamente sbadati potrete capire facilmente chi sono… suvvia, basta guardare i links in alto, sotto al titolo…! Anzi no. Li ho rimossi sul nuovo blog. Meglio così: almeno mi manderete a quel paese o mi farete i complimenti senza essere condizionati dalla conoscenza personale.

Piuttosto, invece di pensare alla mia identità, pensiamo a qualcosa di più coerente con questo titolo: prima di tutto che significa “la carne e i maccheroni”, e soprattutto: cosa c’entra?

Per chi risiede fuori Napoli, c’è una metafora partenopea: “a’ carne ‘a sotto, e maccarune ‘a coppa”, ovvero, la carne sotto e la pasta sopra. Nello specifico, questo modo di dire si usa per comunicare una situazione stravolta; la carne (più pregiata) messa sotto al tavolo e la pasta (meno importante) sopra, mentre si vorrebbe il contrario.

Nel titolo non ho specificato cosa va sotto e cosa va sopra: ci sono solo i due elementi, e l’interpretazione delle priorità è assolutamente soggettiva; nel mio piccolo mi limito a stravolgere, appunto, o ad esasperare situazioni surreali ma non troppo. Se riuscirò a strapparvi un sorriso ne sarò felice; se riuscirò a spingervi verso una breve riflessione ne sarò ancora più felice.

E questo mondo lo faccio raccontare a un narratore immaginario: l’uomo che vive nel mondo sottosopra…

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Don Gaetano Esposito

Per quanto riguarda la mia identità… dimenticate tutto, ed immaginiamo che l’autore di questi articoli sia l’uomo raffigurato qui: un uomo onesto che per tutta la vita ha lavorato seriamente, senza infrangere regole, senza pestare i piedi a nessuno.

Ora quest’uomo vive (a stento) con la pensione dell’INPS e osserva attentamente tutto il mondo che lo circonda. E’ incazzato, è incazzato nero, ma da un lato ha ragione, dall’altro lato invece è entrato in un meccanismo perverso di intolleranza e disprezzo verso tutto ciò che è futile e inutile.

Quando sale sugli affollatissimi autobus impreca, inizia a dar sfogo alle più assurde lamentele gratuite ed incostruttive, e puntualmente riscuote le facce annoiate degli altri passeggeri.

Un classico rompipalle, insomma, ma che ogni tanto si ferma a riflettere e a meditare, e soprattutto, che riesce a far aprire gli occhi.

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Gli articoli tratti da questo blog sono contrassegnati dalle icone in alto; qualcuno più “spensierato” è contrassegnato con i maccheroni, mentre gli altri con la carne.


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L’illusione del “benessere” conformista lasciamola pure ai deficienti… 

Posso presentarmi in mille modi, e posso raccontare tutte le balle che voglio… Se siete arrivati qui vuol dire che mi conoscete oppure state smanettando in rete; ad ogni modo, per chi non mi conosce… non amo le presentazioni formali, e non mi piacciono le false cordialità.

Odio tutte le spregiudicate falsità che oggi, nel bene e nel male siamo costretti a subìre; qualcuno prima o poi si abitua, qualcun altro, invece, come me, non si rassegna alla speranza del “mondo migliore”.

Non mi reputo il solito megalomane che vorrebbe stravolgere tutto, ma semplicemente, con un pizzico di egoismo, voglio solo “rotolarmi” nella mia piccola “oasi” dove l’ipocrisia, la falsità, la superficialità, la banalità e l’idiozia restano confinate nel “mondo di fuori”, proprio quel mondo schifoso nel quale la puzza di merda ti soffoca…

Ora dico qualcosa di me. Dicono che sono troppo severo con le persone, e forse, siccome sono in tanti a dirlo, comincio a credere che è vero.

Non amo la pietà nè la compassione, ma spesso è necessario “vomitare” le proprie esperienze negative per dare una dimensione giusta agli interlocutori, visto che la comprensione e la perspicacia sono doti in via di estinzione.

Ho un lavoro che economicamente non mi dà problemi, e non smetterò mai di ripetere a me stesso che sono un fortunato. Il lavoro, però ha occupato nella mia vita troppo spesso spazi destinati ad altro; da bambino sognavo di fare proprio il lavoro che faccio, pensa che fortuna, ma il mondo reale non è sempre come lo si immagina: è come far sognare a un bambino il lavoro del poliziotto, tra sparatorie e inseguimenti per poi ritrovarsi con una divisa a mettere timbri e riempire scartoffie dietro una scrivania.

Intanto vado avanti nella mia ricerca di qualche esemplare, in via di estinzione, di persona “vera”, coerente, coraggiosa, onesta, concreta e “con le palle” al di là delle dotazioni anatomiche. Mayday: se è in ascolto, si faccia avanti: sono curioso di vedere come è fatta e voglio pure l’autografo da incorniciare.